Lettera del Presidente Scotti al quotidiano “La Provincia”, a “Cremona Oggi” e “Cremona1”

24 Aprile

Lettera del Presidente Scotti al quotidiano “La Provincia”, a “Cremona Oggi” e “Cremona1”

Se guardo il percorso di questi due mesi di pandemia io so, in coscienza, che Fondazione Sospiro ha fatto tutto il possibile per proteggere le persone fragili che le famiglie le hanno affidato. E se scorro l’agenda dal 21 febbraio scorso vedo che come precauzione abbiamo subito chiuso la struttura  a tutte le persone esterne, abbiamo bloccato qualsiasi spesa straordinaria per convogliare tutte le risorse sull’acquisto dei dispositivi di sicurezza, abbiamo applicato in modo anche più stringente di quanto previsto i protocolli stabiliti da Organizzazione Mondiale della Sanità e da Istituto Superiore di Sanità, seguendo le indicazioni del medico competente. Per meglio gestire il tutto abbiamo costituito un Comitato di direzione i cui componenti sono in contatto quotidianamente da due mesi e che si aggiorna collegialmente due volte alla settimana, abbiamo attivato un servizio di contatto tra i residenti e le loro famiglie, promosso corsi di formazione, nonché di supporto psicologico, per gli operatori, valutato come meglio applicare la clinica e l’organizzazione delle residenze. Per giorni e giorni abbiamo sollecitato negli incontri o sui media che non ci fosse solo l’attenzione sugli ospedali, ma anche sui luoghi dove c’erano le maggiori fragilità, cioè le residenze assistenziali. Solo  sindaco, parroco e  stampa locale ci sono stati vicino. Per il resto nessuno: né l’autorità governativa centrale o locale, né quella regionale, né quella sanitaria. Per di più  la cosa veniva motivata dal fatto che eravamo “privati”, per cui considerati estranei al  sistema sanitario pubblico, come se non fossimo parte essenziale della protezione sociale e non fossero “pubblico”, ossia parte della collettività, le persone fragili che noi dovevamo difendere dal contagio. Per la ricerca di mascherine e gli altri dispositivi sono stati giorni di uno stillicidio continuo di ordini fatti, di speranze e di rinvii di consegne, di blocchi in dogana, perché la Protezione civile aveva stabilito la sua “priorità assoluta anche sugli ordini già emessi”: uno sforzo enorme  economico e degli addetti agli uffici per mettere in sicurezza i colleghi all’opera nei nuclei. Per fortuna successivamente ci hanno dato un sostanzioso sostegno anche la Fondazione Arvedi Buschini e la Fondazione Aiuti per Cremona insieme a benefattori privati. 

Se poi guardo all’impegno commovente degli operatori nelle residenze di Fondazione Sospiro in questi due mesi, specialmente di quelli che hanno dovuto sobbarcarsi anche il lavoro dei colleghi che per diversi motivi si sono assentati (oltre il 20%), posso dire soltanto di essere orgoglioso di questa nostra splendida squadra, fatta di persone competenti, resilienti e generose. Sentirsi accusati sui media di aver preso parte ad una “strage di anziani e disabili”, è anche una mancanza di rispetto per i loro encomiabili sacrifici.

Come Fondazione Sospiro tra disabili e anziani, nelle varie sedi contiamo circa 710 residenti. Sappiamo di non aver tradito neppure per un attimo la fiducia delle famiglie che ce li hanno affidati con le quali abbiamo cercato di mantenere i contatti. Nessuno dei residenti è stato lasciato solo, soprattutto chi non ce l’ha fatta, ma fino all’ultimo ha avuto vicino le cure, la mano e lo sguardo di un operatore  amico. Perché  chi vive una realtà come le RSA e le RSD diventa amico di chi assiste e sa da sempre che la morte è un traguardo della vita, quindi sa anche come la si deve accompagnare in modo dignitoso e cosa vuol dire un gesto d’affetto per chi se ne sta andando.

Per dare sollievo a chi da due mesi sopporta pesanti condizioni di lavoro avremmo bisogno ancora oggi di nuovo personale, soprattutto infermieristico. Da settimane l’abbiamo richiesto alla Protezione Civile, ma tuttora rimaniamo inascoltati: non solo non è arrivato nessun infermiere, ma neppure ci è stata data risposta. Dico questo sperando che chi deve attivarsi con la Protezione Civile lo faccia.

Altro concetto che va chiarito, rispetto a certe cronache scandalistiche, è che le residenze d’assistenza non sono ospedali per malattie acute, non hanno attrezzature o terapie intensive per far fronte a situazioni estreme. Perché per missione sono chiamate a far altro: per quanto riguarda gli anziani sostenere al meglio e il più lungo possibile persone che hanno gravi cronicità fisiche o deficit cognitivi spesso dovuti all’età avanzata, e per i disabili mitigare problematiche psicologiche o problemi comportamentali. Abbiamo ottimi geriatri, fisiatri, psicologi, neurologi, clinici di medicina generale, ma non ci sono in organico rianimatori, pneumologi, anestesisti, perché la nostra mansione è un’altra. Ricordo che, salvo rare eccezioni, durante l’emergenza ospedaliera non venivano effettuati ricoveri da RSA / RSD quando le persone si aggravavano, specialmente se pazienti con più di 75 anni con malattie pregresse, come poi ha sancito anche la delibera regionale del 30 marzo scorso.

Con questo quadro, in una realtà come quella cremonese che ha un contagiato ogni 63 persone, se guardo a Fondazione Sospiro nell’ambito di quel naufragio che si è abbattuto nel mese di marzo mi fa specie che desti curiosità in numero di chi non siamo riusciti a salvare (29 anziani e 12 disabili, vari dei quali senza sintomi simil influenzali) e non si evidenzi invece il 94% di persone che si è riusciti a preservare. Anche perché abbiamo una forza lavoro di oltre 750 operatori che ogni giorno tornano alle proprie famiglie e vivono una loro vita sociale, seppur ora limitata:  è estremamente complicato azzerare qualsiasi possibilità di contagio dall’esterno.

Quanto ai cosiddetti “tamponi” è noto ormai che ci è stato possibile effettuarli concretamente solo dal 7 aprile, quando la pandemia aveva già avuto i suoi effetti. Non capisco, però, perché nell’opinione comune il contagio debba essere considerato una fatalità se lo si è contratto da liberi cittadini per aver frequentato, magari in modo incauto, un negozio o la casa di un amico,  mentre debba essere attributo ad una negligenza  se colpisce un ospite in una residenza per anziani o per disabili dove, pur  con le precauzioni possibili, per necessità di lavoro è impossibile attuare un rigido distanziamento sociale.

Scrivo questo non per addossare a qualcuno le colpe di quanto è accaduto: avendo vissuto in prima persona l’emergenza capisco chi, a qualsiasi livello, ha dovuto assumere con coraggio la responsabilità di decisioni che coinvolgevano centinaia e centinaia di persone. Ma con forza rifiuto il messaggio che si vuol far passare, cioè che RSA e RSD non hanno fatto fino in fondo il loro dovere.

Giovanni Scotti

Presidente Fondazione Sospiro

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