Descrizione
PREMESSA/OBIETTIVI:
L’ultimo anno e mezzo ha visto un fluttuare della percezione dell’efficacia e del valore dell’operato dei professionisti sanitari, portato alla ribalta dal gravissimo problema di salute generato dalla pandemia. Se, all’inizio del periodo pandemico i professionisti sanitari sono stati acclamati con canti e applausi dai balconi, si sono sprecate metafore guerresche e si è inneggiato agli eroi, col placarsi estivo della diffusione del virus si è iniziato a parlare di denunce ai sanitari per cure inadeguate.
Il problema, al di là del momento, è noto ed è quello che affligge da anni il contesto sanitario: l’elevato numero di denunce per malasanità, nonché le frequenti aggressioni agli operatori sanitari durante l’attività di cura.
In un articolo di RAI News di giugno del 2019 emerge come ogni anno vengono intraprese da pazienti 35.000 azioni legali per malasanità attraverso il sostegno dell’operato di agenzie, studi legali e associazioni che incoraggiano l’azione legale nonostante le statistiche parlino del 95% dei casi penali e del 90% dei casi civili chiusi con un nulla di fatto. La conseguenza è che gli operatori si trovano costantemente a dare quotidiano riscontro a questa offensiva e progressiva aggressione, con scarsi strumenti idonei per difendersi e per poter lavorare in serenità e nei cittadini si alimentano dubbi e scarsa fiducia nel SSN. Si innescano inoltre una serie di circoli viziosi fra cui l’attuazione di una medicina difensiva, ovvero la prescrizione di un numero eccessivo di esami e accertamenti, che costa ai cittadini circa 11 miliardi l’anno. Lo smisurato numero delle denunce verso sanitari, le aggressioni fisiche agli operatori in costante e spaventoso aumento, stanno fortemente demotivando tutte le specialità professionali, in particolare i chirurghi e gli addetti al Pronto soccorso, creando vuoti di vocazione in questi specifici settori con evidente pericolo per la tenuta del sistema e per la sua qualità.
Ma perché questo avviene? Possiamo davvero limitarci a pensare che la causa sia la pubblicità ingannevole e suggestiva verso le denunce di malpractice di agenzie, studi legali e associazioni che, mirando al business, spingono i cittadini alla denuncia? O ad attribuire la responsabilità alla scarsa capacità di comunicazione da parte dei sanitari? Gli approcci sinora adottati sono stati di tipo organizzativo e/o psicologico, ma non sarebbe forse utile un ripensamento più radicale? Quanto si intrecciano dimensioni più ampiamente culturali e quanto livelli personali?
Partendo da un’analisi articolata del fenomeno, l’idea è quella di creare all’interno del confronto tra i partecipanti riflessioni e proposte utili a ripensare e rifondare il rapporto tra professionista sanitario e paziente/cittadino.
PROGRAMMA:
INCONTRO 1
Venerdì 28 ottobre 2022
14.00 – 15.00 Introduzione e analisi della situazione
15.00 – 16.00 I pezzi del puzzle
16.00 – 17.00 Quali pezzi del puzzle sento più significativi rispetto al mio lavoro?
INCONTRO 2
Venerdì 11 novembre 2022
14.00 – 15.00 Stare nella trasformazione
15.00 – 16.00 Come possiamo rifondare il rapporto con pazienti/cittadini?
16.00 – 17.00 Condivisione delle riflessioni/proposte dei gruppi
ATTIVO IL 28/10 e 11/11/2022
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