Prigioniero di due regimi. Festa per i 100 anni

05 Novembre

Prigioniero di due regimi. Festa per i 100 anni

Candeline ieri in Fondazione Sospiro per il secolo di Luigi Mazzini Plurimedagliato è stato nei campi nazifascisti e comunisti

Grande festa per i cento anni di Luigi Mazzini, senza però dimenticare i due anni di prigionia sotto il regime nazifascista e poi, i mesi, in mano ai comunisti. Gino, come tutti lo chiamano, nato a Pieve San Giacomo il 2 novembre 1919, ieri ha tagliato la torta assieme ad autorità civili, militari, amici e parenti nella struttura sanitaria residenziale di Fondazione Sospiro, dove è ospite da un paio di anni. Abito della domenica e, nel taschino, le tre medaglie che gli ricordano gli anni passati in guerra: la medaglia d’onore consegnata dal presidente del consiglio come internato dei campi di prigionia, la croce di guerra e la medaglia dell’associazione combattenti e reduci sospirese. Mazzini ricorda ancora con grande passione e commozione gli anni della guerra, quando il 16 febbraio 1940 è andato in Sardegna nel 13° Genio, per poi passare al 46° fanteria per fare il corso di radiotelegrafista. L’8 settembre era di ronda con altri soldati tedeschi a Trieste dove è stato fatto prigioniero. «Sono stato trasferito prima a Torun poi a Brumberger e infine a Danzica dove ho lavorato in fabbrica per produrre manici in legno per le bombe a mano. Nel 1945, con l’arrivo dei russi, sono stato trasferito a Varsavia e poi a Lodz. Solo dopo alcuni mesi sono tornato a casa». Il 20 settembre 1945 è arrivato a Pescantina, da lì a Brescia e «con un biglietto della corriera sono tornato a Cremona». Qui ha riabbracciato i genitori e, alcuni anni dopo, ha incontrato Elvira, l’unico grande amore della sua vita. Ha lavorato la terra e poi ha fatto il casaro. Gino aveva tre fratelli e cinque sorelle, l’unica ancora in vita è Elda, 93 anni, che assieme ad una ventina di nipoti ieri era presente in fondazione per festeggiarlo. Accanto a lui c’erano anche il presidente Giovanni Scotti, i vertici del 10° reggimento di Cremona il comandante colonnello Giovanna Brafa Musicoro, il tenente colonnello Franco Cicogna e il primo luogotenente Roberto Bregantini, il sindaco di Sospiro Fausto Ghisolfi, di Malagnino Donato Losito, il presidente della sezione combattenti e reduci Paolo Guastini (che gli ha consegnato la tessera di socio onorario), della sezione carabinieri in congedo Andrea Scolari e il parroco don Federico Celini. «Un esempio di vita per tutti noi. Siamo grati per quello che ha fatto per la nostra libertà» hanno detto all’unanimità. Un grande uomo, che nel corso della sua esistenza è sempre stato affiancato da una profonda fede.

articolo a firma di Serena Ferpozzi, tratto da La Provincia del 5 novembre 2019

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